ULTRA SILVAM “The Sanctity of Death”

The Sanctity of Death” ormai lo conosco a memoria e non mi è servita nemmeno chissà quale dedizione per riuscirci, considerata la durata vicina alla mezz’ora ed una serie di stilemi genericamente noti che a mio parere non dovrebbero farlo risaltare poi molto se si sente la mancanza come me di quella Svezia stussicante d’un tempo, che purtroppo mi ostino a voler cercare anche dopo trent’anni.

Logica vorrebbe, quindi, che con una premessa abbastanza moscia come questa io parlassi degli Ultra Silvam distrattamente e senza trasporto, ma allora perchè quando “The Sanctity of Death” è entrato nel mio stereo si è piazzato quasi sempre in heavy rotation? Perchè ha carattere, che in un genere musicale trito e ritrito come il Black Metal è il sale della vita.

Quindi, detta con molta semplcitià, se si vuole trovare qualcosa di accattivamente ed in parte soprendente in “The Sanctity of Death” la si deve cercare nel susseguirsi di riff gagliardi suonati con maestria esecutiva e ficcante efficacia, che difficilmente annoiano se piace la musica mossa alla quale i nostri hanno affiancato il coretto catchy dell’opener, uno strumentale ispirato, suoni meno rozzi rispetto all’esordio e certi modi figli degli ultimi decenni di Black Metal svedese religiosizzato, snocciolati uno dopo l’altro così bene da riuscire a rinnovarsi di ascolti in ascolto macinando minuti (non molti) e cambi di tempo (molti di più). Per cui, non so se ad altri basterà ma a me tutto questo ha lasciato una bella sensazione di freschezza e vivacità, che dopo così tanti anni di ascolti estremi per me è grasso che cola.

Classificazione: 3.5 su 5.

Shadow Records / anno 2022 / tracce 08 / durata 31:46
Dies Irae / Sodom vises himlafärd / The Sanctity of Death / Tintinnabuli Diaboli / Förintelsens andeväsen del II: Den deicidala transsubstantiationens mysterium / Black Soil Fornication / Incarnation Reverse / Of Molded Bread and Rotten Wine.