FUNERAL MIST “Deiform”

Mentre si davano il cambio nello stereo “Devilry“, “Salvation” e “Hekatomb” – di “Maranatha” non mi sono dimenticato, l’ho proprio evitato – ho pensato all’evoluzione che dovrebbe avere un musicista estremo oltre i quarant’anni d’età. Quella vera però, che vorresti sentire da ogni band storica con ancora la testa sulle spalle, ed ho trovato tutte le soluzioni in “Deiform“.

Perchè questi sette brani di Arioch a me sembrano perfetti in ogni loro momento e corrono come dei c**** di missili, due variabili che insieme ti sparano oltre la sfera del male con una produzione dannatamente cattiva, asciutta, in cui le chitarre dolorosamente taglienti spazzano la terra mentre la batteria/temporale imperversa come una gragnuola di ritmi secchi, netti, precisi. Sotto l’aspetto della selvaggia brutalità Black Metal, il nome Funeral Mist rimane un riferimento assoluto e lo fa schiacciandoti con quella potenza muscolare sprezzante che non da scampo mentre avanza predicando in un linguaggio primordiale, profondo, malevolo, arcaico, furente, che mi risveglia le immagini dei monatti in cerca di cadaveri mentre per strada un prete pallido benedice i corpi blaterando frasi sconnesse nella lingua del male. Odore di morte, peste nera, bubboni, simboli religiosi usati per scopi immondi e tomi sacri vilipesi.

Deiform” non fa l’iconoclasta, gronda proprio irriverenza cantando le idi del male con cori sacri, giocando sulle voci e chiamando a sè quei bambini nel mezzo della freddezza esplosiva di “Children of the Urn” a dare un tocco sbagliato al tutto, tenendo alta una tensione che ti blocca dentro questo affresco morboso fino all’accellerazione piazzata nel mezzo dei toni quasi drammatici di “Into Ashes“, alla fine della quale sai soltanto che ne vuoi ancora, di più, perchè Funeral Mist non sembra bastarti mai.

Classificazione: 5 su 5.

Norma Evangelium Diaboli / anno 2021 / tracce 07 / durata 53:58
Twilight of the Flesh / Apokalyptikon / In Here / Children of the Urn / Hooks of Hunger / Deiform / Into Ashes.